Traghetto - ConsandoloIl passo dei briganti



Le paludi, si sa, attirano personaggi loschi, a tratti suggestivi, come fuggiaschi, eretici e rivoluzionari. Nei secoli, molti briganti hanno trovato rifugio nel Delta. Tra questi, anche il più celebre bandito della Romagna: Stefano Pelloni, detto il Passatore. In questo racconto, conosceremo le storie dei masnadieri che hanno terrorizzato e suggestionato la popolazione, dal colpo del Passatore al Teatro di Consandolo alla più recente caccia a Igor il Russo.


“Parecchi malvagi, furti, rapine eseguite evadono per la Bassa Romagnola oltre il Po di Primaro in codesta di Ferrara. Compiono così miglia e miglia di distanza e confondono la mente dei volenterosi militari che li battono nei prati, valli, campagne senza sosta alcuna per l'arresto. La canna di palude più che il bosco è sicuro asilo. Qui pervenuti, tanta è la povertà regnante sovrana, per uno o due Paoli alla giornata all'individuo, ottengono dai pastori e dai vallaroli rifugio nei capanni, pesci e volatili per cibo. La paura chiude la bocca, nessuno informa e i militari, alla vista della canna e dell'acqua così estesa, confondono ancora di più le menti e nulla trovano”.
Con queste parole, nel 1836, il parroco di Filo, Don Emilio Cobianchi, descriveva la piaga del brigantaggio che infestava queste zone. Sembra incredibile vero? È difficile immaginare lungo queste stradine così tranquille, immerse in una campagna così monotona e pacifica, orde di briganti al galoppo che attraversano la palude in cerca di un rifugio o di un bottino facile. Può suonare strano, ma il Po di Primaro è stato per molto tempo un luogo di frontiera, una sottile linea d'acqua salmastra che divideva la legge della stato da quella dello schioppo. Che ci crediate o meno, questo era il Far West della Bassa Romagna.
La Romagna estense vanta, se così si può dire, una lunga tradizione brigantesca, che va dal primo brigante noto del 1500, Guerrino Solarolo, alla travagliata fuga di Norbert Feher, alias Igor il Russo, il criminale serbo che ha infestato queste zone nel 2017, compiendo due omicidi tra Budrio e Portomaggiore, per poi fuggire in Spagna, prima di essere arrestato. Una tradizione che affonda le sue radici nelle contraddizioni che hanno sempre caratterizzato queste terre. Un territorio inospitale, tormentato dalla malaria e dalle piene dei fiumi, difficilmente controllabile e spesso mal amministrato, ha fatto sì che, almeno in passato, i briganti non fossero così “indesiderati” da queste parti - o almeno questo è quello che ci vogliono far credere le varie leggende sui “Robin Hood” della Bassa Romagna. Come quella di Stefano Pelloni, meglio noto come “Il Passator Cortese”.
La vulgata vuole che Pelloni fosse un ladro gentiluomo, un filibustiere che rubava soltanto a chi aveva troppo e ridistribuiva il bottino ai più bisognosi. Il che potrebbe essere anche vero, se considerassimo la corruzione una strana forma di carità. Ma così non era. Stefano Pelloni è stato il più feroce, il più astuto, il più intrepido masnadiere al di là del fiume.
Tra il 1849 e il 1851, mentre in Italia infuriavano i primi moti risorgimentali, Pelloni prendeva in ostaggio interi paesi con una serie di mirabolanti assedi, accompagnati da travestimenti e sparatorie degni di uno spaghetti Western, fino al colpo al Teatro Comunale di Forlimpoli, dove i briganti fecero la loro comparsa dietro il sipario, fucili spianati e bocche di fuoco spalancate sul pubblico. Dove passavano, i briganti lasciavano alle loro spalle una lunga scia di sangue, stupri e omicidi. Ma anche qualche spiccio a chi sapeva tenere chiusa la bocca o aprirla al momento giusto. A volte basta molto poco per costruirsi una buona reputazione, soprattutto se la gente muore di fame e chi ti protegge non è molto meglio dalla feccia che ti circonda.
Ma tra le tante imprese del Passatore, pochi ricordano quella che avvenne proprio qui, lungo questo fiume: la clamorosa “Invasione” di Consandolo.
La sera del 9 gennaio 1851, dopo i vespri, una banda di briganti emerse dall'argine del fiume per calarsi come una lunga ombra tentacolare sul paese, prendendo in ostaggio i militari che si erano fermati all'osteria di Zenone Salvi. Qualcuno li riconobbe: Lazzarino, Matiazza, Giazzolo, Lisagna, il Calabrese. Tutti uomini del Passatore. La banda era arrivata in città e presto si mise a saccheggiare case e botteghe usando il solito trucco: travestendosi da forze dell'ordine, i briganti si facevano aprire le porte, per poi spianare i fucili contro chi trovavano sulla loro strada. La razzia fu totale: quando lasciarono Consandolo, quella stessa notte, i briganti fuggirono con un bottino di 1200 scudi, una cifra impressionate per i tempi. Vincenzo Salvatori, un possidente della zona, fu trucidato nel suo stesso letto, mentre Domenico Roversi morì due giorni dopo in seguito alle ferite riportate sotto tortura.
Quando le forze papali e austriache giunsero l'indomani, i briganti erano scomparsi nel nulla, come ombre nella notte. Nessuno voleva parlare e i pochi informatori davano notizie contraddittorie. C'è chi diceva che si erano rifugiati nelle Valli di Campotto, chi invece che abbiano raggiunto Longastrino e abbiano fatto perdere le loro tracce nella palude. La cosa strana è che sebbene la banda fosse quasi al completo, nessuno aveva visto il suo capo: dov'era quella notte Stefano Pelloni?
Nessuno può dirlo con certezza, ma stando a alcune fonti pare che il Passatore abbia diretto le operazioni nell'ombra, mentre pianificava quello che sarebbe stato il suo ultimo grande colpo, l'ultimo atto della sua carriera da brigante: la rapina al teatro di Forlimpopoli.
Ma le storie di briganti finiscono sempre in soli due modi: al cappio o al gabbio. E quella del Passatore non è da meno. Pochi mesi dopo l'assalto di Consandolo, il Passatore venne trovato da alcuni sussidiari dell'arma in un capanno di Russi e ucciso con un colpo di fucile da Apollinare Farini, lo stesso sussidiario che otto prima lo aveva incarcerato per la prima volta. Il corpo del bandito venne poi issato su un carro e trasportato per tutta la Romagna, fino a Bologna, perché il popolo sapesse che il Passatore era morto e con lui il suo regno di terrore.
Ma di certo non è morta la sua leggenda. Del resto, ne stiamo ancora parlando, giusto?
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Pubblicato nel marzo del 2015
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