
FILO
LUCA COATTI ci racconta FiloFilo è un paese a cavallo tra l'Emilia e la Romagna, diviso tra il Comune di Argenta e di Alfonsine. Nonostante questa diversità territoriale, nonostante l'inflessione dialettale differente, ci sentiamo, e sempre più vorremmo sentirci, un'unica entità. Ne sono prova le 15 associazioni di volontariato del nostro paese: non conoscono confini, ma operano per il bene comune, per la scuola, per le persone anziane e per quelle più disagiate. La solidarietà per noi è ancora un valore, qualcosa che conta veramente, ne sono esempio lampante le iniziative a favore dei terremotati del centro Italia. Pur consapevole dei disagi che comporta vivere in un paese di campagna, ho scelto di vivere a Filo, paese nel quale sono nato e cresciuto perché ho un legame profondo con la mia gente e il mio territorio. Ritengo che qui si viva bene nonostante manchino servizi di primaria importanza quali l'asilo nido, le scuole medie e le attività commerciali siano rimaste pochissime, ritengo importante che i servizi di collegamento tra Filo ed Argenta e la presenza dell'Amministrazione Comunale, rimangano e vengano intensificati se possibile, affinché tutte le frazioni come Filo, si sentano più “vicine” al capoluogo. Filo oltre al monumento ai caduti con due sculture in marmo del maestro Angelo Biancini, non offre particolari attrattive dal punto di vista storico e architettonico. La sua peculiarità principale è la vastità del territorio, da cui ne deriva un'economia principalmente legata all'agricoltura, partendo dai numerosi piccoli imprenditori agricoli per arrivare alla Coop. Agricola “Giulio Bellini” che oltre a garantire il lavoro a ad oltre 200 persone, ha riqualificato la tenuta Garusola con un vigneto doc di oltre 100 ha ed un ambito naturalistico legato alle cave per l'estrazione di materiale sabbioso e argilloso. Per quanto riguarda il settore industriale è presente la ceramica Santa Maria srl, specializzata nella produzione di piastrelle in ceramica, che si è insediata a Filo e si sta espandendo, offrendo buone opportunità occupazionali. Dal punto di vista naturalistico vi è il sentiero Primaro “Daniele Zagani” percorribile in bicicletta o a cavallo che lungo l'argine del fiume Reno passa da Filo in fregio alla chiesetta di S. Anna risalente al 1840, per arrivare al mare costeggiando le valli di Comacchio.
Per le vie di Filo
Una passeggiata con Agide Vandini, alla scoperta delle origini delle vie di Filo.In queste pagine facciamo un giro per le vie di Filo... letteralmente alla scoperta di ciò che ha ispirato la loro toponomastica. L'elenco è organizzato per quartiere, vi invitiamo a fare una passeggiata per Filo con il notiziario alla mano. Occhio alle strade!
CASE SELVATICHE
HIAVICHE PAOLINE (VIA) Fa riferimento alle enormi Chiaviche a cinque occhi fatte costruire da Papa Paolo V (al secolo Camillo Borghese 1552-1621) per lo scarico dell'acqua di piena nelle «Valli Brancole». Furono abbattute ed interrate nel corso dell'Ottocento dopo la diversione fluviale di fine '700.
DEL GELSO (VIA) In onore del Gelso (morus nigra) plurisecolare quasi all'imbocco della strada.
PAIAZZA (VIA) Denominazione di una ex casa contadina, la Cà Paiazza.
PORTO VALLONE (VIA) È la strada che porta al “Vallone”, le grandi Valli Brancole (e' Valòñ), bonificate nella seconda metà dell'Ottocento.
S.AGATA (VIA) Dedicata alla Santa Patrona del paese di Filo.
TELANE (VIA) Deriva dal nome dei proprietari settecenteschi ed ottocenteschi di un appezzamento di terreno in quel punto, ma a nord del Primaro.
VALLONE
ALBA NUOVA (VIA) Il nome che fu assegnato “d'ufficio” dal comune intendeva forse riferirsi alle aspettative di benessere generate dalle bonificazioni ottocentesche di questa parte del territorio. La via attraversa una zona chiamata volgarmente «La Malesia», eco dei romanzi salgariani, con allusione alle passate attività non sempre limpide svolte dai barcaioli che lì risiedevano.
DELLA PARATA La «parata» era termine tecnico degli archélz - i rincalzi. La barriera di terra che costituiva la «parata» si osserva chiaramente nella pianta napoleonica (1814).
RECALCI (VIA) «Recalci», forse mutuato dal nome popolare dato ad una casa contadina, è comunque il frutto di una mala traduzione del termine dialettale i archélz, i rincalzi.
TAMERISCHI (VIA) Tamerischi è l'evidente deformazione di Tamarischi, ossia del nome volgare della Tamarix gallica. Nel rispetto alla tradizione, tuttavia, si sarebbe potuta denominare ancor più felicemente «Via dei Tamarisi», riprendendo cioè il termine arcaico del «Bosco del Tamariso» che alcuni secoli fa si trovava nei pressi della confluenza nell'Oca-Pisana.
BORGO MAGGIORE
14 APRILE (VIA) Ricorda la data della Liberazione di Filo nella seconda guerra mondiale ad opera delle truppe angloamericane avvenuta il 14 aprile del 1945.
8 SETTEMBRE 1944 (VIA) Ricorda la data in cui furono trucidati dai tedeschi dieci filesi (cinque alla Bastia e cinque nell'incrocio principale di Filo) per rappresaglia. Cinque di loro furono fucilati alla Bastia in prossimità del Ponte ed altri cinque nel quadrivio del centro di Filo.
AGIDA CAVALLI (PIAZZA) Filese (1891-1944), martire della Libertà. Uccisa dalle brigate nere mentre cercava di far fuggire dalla casa circondata il figlio Guerriero Vandini perseguitato dal regime fascista. Nella piazza a lei dedicata si erge il pregevole Monumento ai Caduti, inaugurato nel 1955 e restaurato nel 2008, impreziosito dalle sculture di Angelo Biancini.
BINDELLA (VIA) Il termine «bindella» proviene dal «bindolo» antica macchina da sollevamento dell'acqua, utilizzata nelle prime bonifiche di epoca moderna nelle ex valli Brancole.
CA' BOVI (VIA) Prende il nome da un'antica casa colonica oggi demolita. Ricorda nel nome le razze pregiate di buoi possedute dalle aziende agricola che ne furono proprietarie, Masi - Massari - Lodigiana, bestiame che poi conseguì, nel primo Novecento, ambiti premi nelle manifestazioni specializzate.
CESARE PAVESE (VIA) Scrittore italiano (1908-1950).
DEI MARTIRI (VIA) La breve via che dà accesso in questo punto al Borgo Ravegnano di Filo d'Alfonsine è dedicata ai dieci filesi trucidati dai tedeschi l'8 settembre 1944.
DELLA COOPERAZIONE (VIA) Breve via all'interno della zona artigianale, che ricorda l'intensa e storica presenza della cooperazione nel paese di Filo.
DOSSO BINDELLA (VIA) La strada, a fondo chiuso, un tempo giungeva fino alla Via dei Dossi in prossimità di una casa colonica oggi demolita e chiamata in catasto «Dossi -Bindella». Per questo tratto era forse più opportuna la denominazione «Stradella delle due decime» nell'antico catasto, presumibilmente perché il tributo competeva da un lato alla chiesa di S.Agata, dall'altro all'adiacente Ospedale-Oratorio di San Giovanni.
EDMONDO DE AMICIS (VIA) Scrittore italiano (1846-1908).
GIOVANNI MEZZOLI (VIA) Filese (1871-1896) Fondatore della prima sezione del Partito Socialista fu vittima della violenza politica all'epoca delle prime Lotte Agrarie. Fu ucciso il 23 luglio 1896 a Filo, sul ponte di Po vecchio. Si opponeva con troppo vigore ai modelli della borghesia ed aveva ideato nuove formule d'impiego per i braccianti.
GIULIO BELLINI (PIAZZA) Cooperatore e deputato (1926-1988). Operò in particolare a Filo ove è ricordato con affetto e stima dalla popolazione. Instancabile dirigente della cooperativa che porta il suo nome.
GRAZIA DELEDDA (VIA) Scrittrice italiana (1871-1936).
II° RISORGIMENTO (VIA) Fu tracciata con la ricostruzione del paese dopo i bombardamenti e ricorda la Resistenza (1943-1945), il movimento partigiano che portò anche il nome di «secondo Risorgimento».
LODIGIANA (VIA) La strada, che porta alla Via Argine Circondario, prese il nome dal suo tratto iniziale originariamente privato che andava a raccordarsi alla parallela e oggi soppressa “Via Viola” molto più antica. L'azienda agraria Lodigiana aveva rilevato nel primo Novecento i terreni circostanti già di proprietà Masi e Duca Massari.
MARIA MARGOTTI (VIA) Filese (1915-1949), martire del Lavoro. Fu uccisa al Ponte Stoppino, fra Argenta e Molinella, durante uno sciopero bracciantile del dopoguerra. Madre di due bambine e vedova di guerra, era andata, in bicicletta con molti altri filesi, a manifestare, a circa venti chilometri da casa, contro il crumiraggio. Fu abbattuta da una raffica di mitra sparata da un poliziotto. La sua tragica morte ebbe risonanza nazionale e il fatto ispirò anche un toccante dipinto di Renato Guttuso (1912-1987). Le è stata dedicata anche la Piazza-Parco di Filo di Ravenna.
OCA-PISANA (VIA) L'Oca-Pisana fu tracciata a fine Ottocento dopo la bonifica della «Valle Risara» abbreviando il percorso verso Bando. La scorciatoia unì da nord la Cà Oca (situata ove ha oggi inizio “Via del Cippo”) con la Cà Pisana, così chiamata perché in origine di proprietà di certo Vittorio Pisani. La Cà Pisana fu distrutta dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e si trovava pressoché di fronte al fungo dell'Acquedotto, ove poi furono edificate le “Case Operaie”. La denominazione perciò è di stranezza soltanto apparente. “Oca-Pisana” va scritto perciò col trattino per rappresentarne fedelmente il significato.
PABLO NERUDA (VIA) Poeta cileno (1904-1973), premio Nobel 1971.
PABLO PICASSO (VIA) Noto pittore e scultore spagnolo (1881-1973).
PIER PAOLO PASOLINI (VIA) Scrittore e regista cinematografico italiano (1922-1975).
PRADINA (VIA) La piccola via a fondo chiuso prende il nome dal praticello che stava un tempo in quella zona poi urbanizzata, un prato che fra le due guerre funzionò anche da campo di calcio.
RISAROLA (VIA) La strada prende il nome dalla vicina Cà Risarola già presente nella mappa napoleonica del 1814. Il nome è un derivato della «Risara», nome attribuito fin dalla seconda metà del '500 alla valle bonificata negli anni '70 dell'Ottocento per la coltura del riso. Le fondamenta dell'antico seccatoio (ovvero della "Risara") furono rinvenute nell'Ottocento e le sue pietre utilizzate in varie costruzioni dai filesi.
XX SETTEMBRE (VIA) Ricorda la «breccia di Porta Pia» e la liberazione di Roma avvenuta il 20 settembre del 1870.
MOLINO
ALEOTTA (VIA) Già Via Bassa, percorre un tratto dell'argine destro di Po Vecchio fra il Borgo Molino e la Via Trotta che segna il confine con Longastrino. Il nome della strada, come molte altre che ricordano case o fondi rurali, deriva dalla femminilizzazione del cognome dell'antico proprietario. In questo caso il riferimento è alla locale Cà Aleotta, casa contadina un tempo di proprietà degli Aleotti, famiglia che visse a Filo per molti secoli esprimendo personaggi di un certo rilievo come Bernardino Aleotti, Giudice della Riviera (sec. XVII). L'Agliöta, nell'accezione filese, indica in quel punto il territorio fino al fiume, tanto che la terra di Chiavica di legno (ove fu costruito il Palazzo signorile), veniva chiamata nel primo Ottocento Aleotta Nuova.
BECCARIA (VIA) Un'altra via filese cui è stata attribuita denominazione impropria, complice una cattiva traduzione in lingua italiana. Il nome le deriva dal termine dialettale «Pcaria - Pcareia», in italiano «beccheria» ossia «macelleria», attività che pare fosse praticata in una casa della zona.
CASTELLETTO (VIA) La strada prende il nome dalla vicina località posta fra il «Livello» ed il «Molino» e che deve il suo nome alla «Palata a castello», ossia ad uno dei «lavorieri» atti a chiudere la rotta di un fiume quando il livello dell'acqua è superiore al piano di campagna. La palata, o «castelletto», vi fu eretta, come risulta da una pianta di metà Cinquecento, a rinforzo dell'«argine del Po ruinato».
CHIAVICA di LEGNO (VIA) Inizia in territorio ferrarese e conduce alla Chiavica di legno e conduce al borgo abbandonato di Chiavica di Legno in territorio ravegnano.
FOSSETTA (VIA) Prende il nome dalla Fossa di scolo (Fossa della Signora, al secolo: contessa Susanna Pacchieni) che parte proprio il quel punto. In origine era una delle due stradelle (l'altra è il tratto iniziale di Via Terranova) ai lati di un ponte ad archi (e' Capitèl) sotto il quale passava l'acqua proveniente dal vecchio Po di Primaro, acqua che formava una conca (e' bušòñ) davanti al mulino.
MAESTRI DEL LAVORO (VIA) La strada fu aperta nel 1994 per collegare la ferrarese Via M. Margotti» e la ravennate «Via V.Antonellini». La denominazione ricorda la figura di «Maestro del Lavoro», titolo col quale si assegnano, ogni Primo maggio, specifiche decorazioni della Repubblica Italiana destinate ai lavoratori ed operai che si sono particolarmente distinti per perizia, laboriosità e buona condotta morale.
LATERIZI (VIA) Denominazione recentemente soppressa. Porta alla fornace di mattoni e ricalca l'antica derivazione fluviale che riforniva, alla sinistra di Po vecchio, l'importantissimo mulino ad acqua.
LIVELLO (VIA) La strada prende il nome dalla vicina Cà Livello che a sua volta richiama l'antico «contratto di Livello», ossia gli antichi e comuni patti colonici che furono in particolare alla base degli accordi fra l'arcivescovo di Ravenna e i filesi Bargunzo, Scannavite, Troncamorso e loro soci, nel lontano anno 1022. I contenuti del contratto di «livello» prevedevano la spartizione del prodotto fra coltivatore e proprietario, la consegna di donativi in determinate festività (Natale, Pasqua e Santo Patrono), l'uso del casale e talvolta la corresponsione di prestazioni di lavoro o di trasporto.
MARIO BABINI (VIA) Martire della Libertà (1907-1944) originario di Giovecca, marito della filese Rosina Natali. Fu perseguitato, incarcerato e mandato al confino dal regime fascista per la sua attività di opposizione clandestina. La 35° bis Brigata Garibaldi, che operò nel nostro territorio, ne portò orgogliosamente il nome. Gli fu concessa, alla memoria, una medaglia d'argento al valor militare.
SUSINE (VIA) Si tratta di denominazione distorta come molte altre della nostra toponomastica. L'intenzione era quella di conservare il nome della località, definita in catasto: Susena. Il termine risale alla cinquecentesca contessa proprietaria del fondo, ovvero a Susanna Pacchieni, la «Signora Sušëna» citata anche da G.B.Aleotti.
TERRANOVA (VIA) Nome assegnato “d'ufficio” dal comune. Nessun riferimento all'isola canadese omonima di cui ha tuttavia il recondito significato di “Terra - nuova” ovvero “Terra - conquistata”.
TROTTA (VIA) Congiunge il territorio ferrarese (Via M. Margotti) col lungofiume (Via Tre Pertiche) in prossimità della Garusola fra Borgo Molino e Menate di Longastrino. Segna il confine fra Filo di Alfonsine e Longastrino di Alfonsine, cosicché le case alla sua destra sono di Filo e quelle di sinistra, di Longastrino. La denominazione deriva dall'antica e vicina casa contadina Cà Trotta (ora in catasto Ca' Bianca). A sua volta «Trotta» proviene dal nome degli antichi proprietari del fondo rurale, della casa colonica, nonché del Capanno omonimo oggi sito in territorio longastrinese - ravennate.
GARUSOLA
GARUSOLA (VIA) Si tratta di toponimo antichissimo, che pare abbia diverse orgini etimologiche. La più verosimile ipotesi riporta al «Campo de' Gauruni», la citazione scritta più antica riferita al territorio, ossia al diploma di Ottone I dell'anno 962 d.c., luogo a poca distanza da «Silicata», villaggio che è stato posizionato dallo storico Uggeri nei dintorni di Filo e che potrebbe essere alla radice del termine Case Selvatiche.
RAMPI (VIA) Si tratta di denominazione derivata da quella degli antichi proprietari del fondo omonimo, molto esteso e che giungeva fino all'argine di Po vecchio, ancora oggi chiamato in dialetto: la Rempia.
SANT'ANNA
ARGINE CIRCONDARIO PIOPPA (VIA) è la strada che, in territorio filese, percorre l'argine destro del Canale Dominante. Il canale fu alla base della bonifica del territorio durante la cosiddetta «Bonifica Argentana» eseguita negli anni '70 dell'Ottocento. Delimitò la Valle del Mezzano fino agli anni '30 del Novecento, epoca in cui fu effettuato un secondo vasto prosciugamento attraverso la Bonifica del Mantello. La «Pioppa» è la denominazione ottocentesca data alla casa colonica ove nell'ultimo dopoguerra ebbe sede anche una sezione distaccata delle scuole elementari di Filo.
DEL CIPPO (VIA) Percorre la zona un tempo detta «Bosco del Tamariso», ma ricorda nel nome il vecchio cippo dedicato al sacrificio del carabiniere Albino Vanin, ventunenne da Paese (Treviso) ucciso da malviventi senza scrupoli il 15 maggio 1924 proprio di fronte all'imbocco di questa strada.
RINASCITA (VIA) Come altre vie del territorio filese (Alba nuova, Terranova) ricorda la conversione relativamente recente di questi terreni da paludosi ad agricoli e quindi in grado di dare un maggiore sostegno economico al territorio.
MANTELLO
DEL MANTELLO (VIA) La via ricalca l'antico Argine del Mantello che aveva la funzione di dividere le acque della Valle di Comacchio, da quelle salmastre della Valle del Mezzano, proteggendo quindi come un «mantello» il sale e le anguille. è chiamata volgarmente Stradòñ dla Mafalda.
II ARGINE CIRCONDARIO (VIA) Proviene dal territorio di Bando (Via Val Gramigna) e termina in quello di Longastrino (Via Fossa Menata). Da sempre detta volgarmente Strê de' Coletór, ossia strada del Collettore e fiancheggiante il canale di scolo ove convergono le acque di tutti gli scoli della Bonifica del Mantello, acque condotte all'Idrovora «Gramigne» in territorio di Longastrino. Traccia perciò una linea mediana fra due bonifiche, quella “argentana” ottocentesca e quella del “Mantello” degli anni '20 e '30 del Novecento.
RIPALUNGA (VIA) La denominazione della strada richiama il preesistente Dosso di Valle verso il quale si dirige.
Testi tratti dal quaderno "Per le vie di Filo" pubblicato sul blog di Agide Vandini "L'IRÔLA DE' «FILÉS» dove potete trovare il testo completo del quaderno e molti altri articoli e ricerche sulla storia del paese, personaggi, fatti e aneddoti.
filese.blogspot.it
Ibanez Bellettini
Filo lo definirei un paese di campagna: pulito, allegro ma non come lo era 60 anni fa. Allora avevamo progetti, ambizioni, c'era quell'entusiasmo che nei giovani d'oggi spesso non vedo!
Ma andiamo con ordine: mi chiamo Ibanez e ho ormai 90 anni. Il mio nome è spagnolo anche se, in realtà, in Spagna non è un nome ma un cognome. Mio papà adorava leggere, in particolar modo la letteratura spagnola.
Fu così che decise di chiamarmi come il personaggio di un libro.
Purtroppo non ho avuto un'infanzia facile: io e mio fratello avevamo rispettivamente 16 e 14 anni quando siamo stati catturati insieme a nostro padre e ad altri compaesani dal Triumvirato della morte. Volevano vendicare l'omicidio da parte dei partigiani di un soldato tedesco.
Dopo averli implorati di lasciare in pace i più giovani, mio papà fu uno dei 10 uomini uccisi.
Si chiamava Alfonso Bellettini e aveva soltanto 37 anni. è stata una pagina nera della mia gioventù. Nonostante ciò ho sempre cercato di prendere il meglio dalla vita e devo ammettere che mi sono molto divertito!
Ho conosciuto mia moglie a Santa Maria Codifiume in un locale che si chiama Arlecchino e l'ho invitata a ballare: all'epoca avevo un po' la fama di dongiovanni ma ad Elsa non è mai interessato.
Da quel momento sono passati ormai 60 anni e 54 di matrimonio. Proprio in quegli periodo decisi di aprire un distributore di benzina. All'epoca eravamo in cinque benzinai, oggi son rimasto l'unico in paese! Col passare del tempo, varie vicissitudini politiche ed economiche non proprio piacevoli han messo in ginocchio un po' tutti, me compreso.
Sono stato un uomo attivo politicamente e per due anni ho fatto il consigliere comunale del Partito Comunista, poi il terzo anno ho dato le dimissioni.
A causa di questa mia scelta molti ci voltarono le spalle e il lavoro calò. Poi, fortunatamente, gli equilibri si sono ristabiliti, ma è stato davvero un periodo difficile.
Oggi posso felicemente dire di essere papà di Maurizio e Irene e nonno a tempo pieno di una bellissima nipotina di nome Greta.
Sono molto soddisfatto della mia vita perché credo di averla vissuta appieno, nel bene e nel male.
Noi anziani, infatti, abbiamo lasciato un segno importante per il nostro paese e l'unica cosa che possiamo fare è sperare e credere nei giovani, nella loro voglia di cambiare e di rimettersi in sesto!